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giovedì 23 agosto 2012

Depressione e mancanza di sonno

Una delle domande che vengono sempre fatte da amici, parenti ed estranei ad una neo mamma è "E' bravo? Dorme la notte?"
Purtroppo il dormire la notte non è un fatto di "bravura", bisogna sapere che i risvegli notturni nei bambini sono del tutto fisiologici.
Poi si può essere più o meno fortunati, ci sono bambini che si svegliano solo i primi mesi, chi si sveglia più volte e chi si continua a svegliare la notte anche ad un anno o più.
Quello su cui non ci sono dubbi è che mamme e bambino sono strettamente legati e la mancanza di sonno incide su entrambi.

domenica 10 giugno 2012

Facciamo un po' di chiarezza: baby blues, depressione post partum, psicosi da parto

Mettere al mondo un figlio è un momento stravolgente su tutti i fronti: emotivo, fisico e mentale.
Fino ad un momento prima si poteva essere molte cose: donna, fidanzata, moglie, amante, donna in carriera, modaiola... poi all'improvviso si deventa indossolubilmente una cosa sola MADRE.
" Scusate se è poco... e se necessita di un po' di tempo per riprogrammare il nostro navigatore interno!"

Se il passaggio donna-madre è più o meno rapido, l'adattamento a questo nuovo status può richiede un po' di tempo ed è normale che sia così.

Durante il travaglio ed il parto il livello delle endorfine (l'ormone della felicità) raggiunge picchi altissimi per aiutare a sopportare il dolore e facilitare l'amore a prima vista col nostro cucciolo, ma nei giorni successivi i livelli ormonali pian piano calano... e da "strafatte" passiamo al livello "post sbronza", ci sentiamo abbattute, tristi e piangiamo per un nonnulla.
In più adattarsi ai ritmi di un neonato richiede di stravolgere la nostra routine per dedicarsi compleatamente a lui e ci sentiamo stanche, assonnate, incapaci ed incomprese...
Siamo in piena fase Baby Blues, ed è una fase che attrraversano quasi tutte le neo-mamme, anche se non tutte la conoscono.
Dura circa un paio di settimane e si risolve spontaneamente appena l'assetto ormonale si stabilizza, insieme alla maggior pratica nel gestire il bambino.
Il fatto che passi da sola non vuol dire che non si abbia bisogno d'aiuto, anzi proprio per superarla in fretta è bene delegare qualcosa agli altri e dedicare il tempo libero a riposarsi e prendersi cura di se stesse.

A volte  però quest'umore nero è più persistente, la semplice tristezza diventa ansia, paura di restare sola col bambino, di potergli fare del male, di essere inadeguata come madre.
Non si prova gioia o affetto nell'occuparsi di lui, ci si rende conto che questo non è normale, ma si prova vergogna nel dirlo agli altri, nel chiede aiuto.
Questa è la Depressione Post Partum, che colpisce il 10-20% delle mamme, con forme più o meno gravi, e che può colpisce non solo dopo il parto e che può durare a lungo se non si riceve l'aiuto adeguato.
Il primo aiuto deve venire da noi stesse nel trovare il coraggio di parlarne senza timore o vergogna, nel chiede aiuto al compagno e alle famiglie.
Anche reti di mamme, gruppi di auto aiuto e di sostegno, e perfino il web possono aiutare nel non sentirsi sole ed emarginate.
Ma è sempre meglio affidarsi all'aiuto di un professionista per superare questo momento, molti ospedali hanno attivo nel raparto maternità uno sportello dedicato alla depressione post partum dove trovare informazioni e a chi rivolgersi, nel caso non ci fosse il tuo ginecologo, il medico di base o anche il pediatra del tuo bambino sapranno indirizzarti verso il giusto professionista: psicologo, psichiatra o psicoterapeuta.

Ci sono poi i tristi casi di cronaca, quelli che sfociano nel suicidio o nell'infanticidio, ma che se presi in tempo possono risolversi positivamente. Sono le Psicosi Post Partum e si caratterizzano per la presenza di idee fisse, ossessioni, perdita d'identità e di senso della realtà.



sabato 9 giugno 2012

giovedì 29 marzo 2012

Il bambino normale

Quando si è neo mamme sembra sempre che i bambini delle altre mamme che incontriamo siano sempre "perfetti" : non piangono, dormono tutta la notte, mangiano a orari fissi....
Mentre il nostro mangia ogni 2 ore, non sa ancora che esiste la notte e che è fatta per dormire,e poi piange, piange, piange...
E le altre mamme? anche loro "perfette"! Già rientrate nei loro vestiti pre-gravidanza, completamente appagate dalla maternità e pefino col trucco!
Com'è che invece il nostro tot della forma è riuscire a toglierci il pigiama e infilarci una tuta non prima delle 3 del pomeriggio?
Chi è davvero NORMALE?

Per non perdere di vista la realtà tenete sempre a mente queste parole :

Il bambino normale

Pesa 3,800 Kg alla nascita. Dorme tranquillo svegliandosi solo 6 volte al giorno, per poppare. Si attacca 5 minuti da un lato e 5 dall’altro, prendendo esattamente 10 grammi il primo giorno, 20 il secondo giorno e così via, fino ad arrivare a 180 grammi esatti di latte materno ad ogni poppata.
Succhia voracemente e senza interruzioni e poi fa subito un ruttino e si riaddormenta beato. Non è mai malato, moccioso, nervoso, non ha mai una bollicina. Cresce esattamente 200 grammi a settimana, tutte le settimane, per tutto il primo anno di vita. Passa disinvoltamente avanti e indietro dal seno al ciuccio al biberon di camomilla, a volontà dei genitori e del pediatra.
Fa regolarmente (ma non troppa) cacca e pipì nel pannolino; ma mai di notte. Dorme sei ore filate la notte, dalla nascita.
Ride quando lo si prende in braccio, ma poi non protesta quando lo si rimette da solo nel suo lettino. Si addormenta da solo nella sua culla, senza piangere o agitarsi, teneramente abbracciato all’orsacchiotto (o ad altro “oggetto transizionale” consigliato dall’esperto di turno).
In auto, si fa legare felice al seggiolino senza divincolarsi o piangere, e si addormenta quasi subito.
Al quarto mese riduce spontaneamente le poppate a cinque pasti diurni. A 5 mesi, passa senza fare una piega dalla poppata alla pappa a base di brodino vegetale e poi alle pappe di farinate facendosi imboccare come un uccellino, seduto tranquillo nel suo seggiolone. A 7 mesi è ormai completamente svezzato e pronto per il nido, in cui si inserirà senza crisi di alcun genere.
Lo riconoscete? È il Bambino Normale. Quell’oscuro oggetto del desiderio con il quale ogni mamma, consapevolmente o meno, confronta suo figlio, senza mai trovare corrispondenza. È il bambino dei verbi al congiuntivo: “dovrebbe essere così”… Organismo Genericamente Modificato, figlio della Pubblicità e delle statistiche. Mai creatura così aliena e disumana ci è stata tanto familiare e scontata.
Lo avete mai incontrato? Ne dubito, perché esiste solo nell’immaginario collettivo. Il Bambino Normale è sempre il figlio di qualcun’altra, mai il proprio. I bambini reali, nel confronto con lui, escono inevitabilmente perdenti. Hanno sempre qualche etto di troppo o di meno, vogliono poppare oltre le quantità e i tempi stabiliti, fuori orario, vogliono stare svegli a farsi spupazzare invece che buoni buoni a guardare il soffitto nella loro carrozzina, piangono in modo incomprensibile nonostante siano stati fatti oggetto di tutte le cure raccomandate sulle migliori riviste in commercio. Non vogliono addormentarsi da soli nel lettino, né starsene buoni ad aspettare che il sonno ritorni, se si svegliano durante la notte. Sputano via le costosissime pappe vitaminizzate fatte apposta per loro, la fanno nei momenti sbagliati oppure si astengono per giorni interi senza dare alcuna spiegazione. Soprattutto, si ostinano a pretendere di stare notte e giorno con la loro mamma, la quale si chiede che cosa ha fatto mai di così sbagliato, per avere un figlio tanto “anormale”…
Eh già, perché dietro ad ogni bambino “sbagliato” (cioè a tutti i bambini reali) c’è una mamma altrettanto “sbagliata”. Come il piccolo deve fare i conti con il Bambino Normale, così la sua mamma deve vedersela con la Mamma Perfetta: quella che ha sempre i seni che scoppiano di latte, ma nello stesso tempo dopo poche settimane ha di nuovo un look da adolescente; che accudisce il piccolo come se bevesse un bicchier d’acqua, e si “organizza” contemporaneamente per non trascurare il marito, la vita sociale, il lavoro.
Il corpo materno dopo il parto, questo organismo misterioso, con i suoi ormoni galoppanti, le sue morbidezze, le perdite, il latte che gocciola, i seni che cambiano continuamente di volume, gli sbalzi d’umore, i sonni interrotti, è qualcosa di completamente diverso dall’immagine che ci rimanda ancora una volta la pubblicità o i libri per le neo-mamme. Nessuna vi si può riconoscere, così come non riconosce suo figlio nel modello che le propongono i Media.
Paradossalmente, alla società omologata di chi segue la corrente, la normalità quotidiana della mamma e del neonato vengono ad apparire come strani, sconosciuti, sbagliati.
Eppure la realtà dei milioni di bambini che nel mondo nascono, e poi vivono e crescono come creature autentiche, con i loro innumerevoli particolari bisogni, così unici, diversi l’uno dall’altro, sono la benedizione dei loro genitori. Perché desiderare un bambino astratto, quando c’è quello reale davanti a noi? Se esistesse davvero il Bambino Normale, se ci capitasse in casa, sarebbe una presenza inquietante nella sua irrealtà…
Teniamoci stretto il nostro bambino vero, che sfugge alle definizioni, alle regole, alle tabelle, alle sentenze degli esperti, ai marchi di fabbrica… lasciamo che sia lui ad insegnarci cosa gli occorre, cosa lo fa star bene, ad educarci ad un nuovo ritmo, una nuova poesia del vivere… e speriamo che cresca altrettanto “irregolare” e che conservi negli anni ciò che di unico, nuovo e diverso ha da dire al mondo.


mercoledì 28 marzo 2012

I consigli dell'esperto: Il colloquio conoscitivo con uno psicologo

Quando si sceglie e si contatta uno psicologo solitamente si arriva al primo incontro con un misto di curiosità e timore.
Nel momento in cui paziente e terapeuta si vedono, si presentano entrano in gioco diverse variabili, tra cui gli effetti provocati dalla prima impressione e le esperienze individuali pregresse di ciascuno dei due: già da qui si stabilisce un primo contatto emotivo.
Il colloquio conoscitivo può occupare anche lo spazio di più incontri, a seconda del tempo necessario a raccogliere tutte le informazioni di cui lo specialista ha bisogno per costruire un quadro completo del paziente.
Generalmente, durante l’incontro, la persona espone il problema per cui è arrivata in consultazione: esordio, durata, eventuali motivazioni che il paziente ipotizza, conseguenze sulla qualità di vita nei suoi diversi aspetti (affettivi, lavorativi e sociali).
Lo scopo del primo incontro (o primi incontri) è quello di arrivare ad una valutazione della situazione attuale della persona e di come su questa incida il problema, motivo del ricorso ad uno specialista. Arrivati a questo tipo di inquadramento, condiviso con il paziente, lo psicologo propone il percorso ritenuto più adatto: counseling, sostegno psicologico o psicoterapia.
Dato che il fine del colloquio è di tipo conoscitivo, la persona può decidere se accettare subito quanto proposto, se rifiutare o se prendersi del tempo per rifletterci. Inoltre, il paziente può scegliere con chi eventualmente iniziare: infatti, può optare per lo psicologo conosciuto in fase di consultazione oppure ricorrere ad un altro (se per qualsiasi volesse cambiare).
Nel caso terapeuta e paziente iniziassero insieme un percorso, già il colloquio conoscitivo è stato un momento importante, in cui sono circolate informazioni ed emozioni: entrambi hanno iniziato a porre le basi per una relazione. 

Dott.ssa Alessia Altrocchi
Psicologa e Psicoterapeuta

I consigli dell'esperto

Inizia da oggi la rubrica che ospiterà consigli di esperti, ostetriche, psicologi e psicoterapeuti, che approfondiranno specifici aspetti del problema della depresione post partum.
Se avete domande o volete che siano trattati specifici argomenti, non esitate a contattarci!